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"Le strade di sabbia" di Paco Roca





Paco Roca ci propone un'altra volta un'opera infarcita di citazioni e allusioni. Il titolo ricorda il racconto di Borges e a questo si aggiungono molti altri echi: l'irruzione del fantastico nel quotidiano, fino a sommergerlo, lo prende da Cortàzar; la lotta con il doppio, dal Wiliam Wilson di Poe; il prolungament infinito del lavoro delle retrobotteghe, per portare avanti lavori smisurati senza senso, da Kafka; la mappa impossibile e inutile con scala 1:1, sempre da Borges; le magnifiche installaizoni di cui nessuno si preoccupa mai, da Garcia Marquez; la bara salvavita, ancora da Melville. Queste e altre allusioni, con le quali ogni lettore disegnerà la sua mappa, non tramutano tuttavia questa storia in un'opera erudita.
[J.M.D. de Guerenu]




















La lettura di questo fumetto mi ha ricordato scene e temi del film "La città incantata" di Miyazaki.

Il protagonista, come la ragazza del film, perde il proprio nome e rimane imprigionato in un mondo parallelo popolato da strani personaggi, nei quali innescherà cambiamenti irreversibili e inaspettati.

Le affinità tra i due racconti sono moltissime ma i due finali sono diametralmente opposti. L'Uomo senza nome sceglierà di restare nel mondo fantastico in cui si è perso, mentre Chihiro tornerà a casa, nel mondo reale, sperando di portare con sè parte della magia della città incantata.






Una storia di cambiamenti e rotture improvvise.
Paure superate e svolte.
Scelte.

Rinascite.




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