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Cena al Buio.



Settimana scorsa ho partecipato ad una cena al buio.
No, non ho deciso di rimpiazzare il Metà tramite incontri di speed date, 
tutto il contrario, dato che alla cena al buio mi ci ha portata proprio lui!




"Vorrei che fosse sempre Halloween.
Potremmo girare mascherati tutti i giorni.
E andare in giro e conoscerci l'un l'altro
prima di sapere che aspetto ha ciascuno sotto la maschera."




Come saprete, dato che continuo a parlarne, di recente ho letto Wonder (vedi sopra) e, sempre di recente, ho partecipato ad una Cena al Buio, organizzata dall'Istituto dei Ciechi di Milano, per il progetto "Dialogo nel Buio".
Voi direte, bene, ma come colleghiamo le due cose?
Semplice! Quando ho letto la frase di cui sopra, ho subito pensato all'esperienza della cena al buio.

E' stata una serata incredibile e il buio ha reso tutto ancora più bello!
Ora vi racconto..

Sono partita da casa con un'ansia pazzesca!
La sola idea di dover stare al buio, in una stanza, con gente sconosciuta mi agitava tantissimo.
Poi ho preso il treno, sono arrivata in stazione e me la son fatta a piedi fino a S.Babila, dove mi aspettava il paziente Metà, che invece aveva preso la metro! ^^
Ci siamo avviati a piedi verso via Vivaio, passando per via Conservatorio e l'Università.

Quando siamo arrivati all'Istituto sono rimasta a bocca aperta.
L'edificio che lo ospita è qualcosa di meravigliosamente romanzesco. Stavo giusto leggendo un giallo ottocentesco ispirato a Jane Austen e l'ambientazione sarebbe stata perfetta, soprattutto una volta usciti, con il buio della sera e le grandi finestre illuminate.
Ma andiamo in ordine.
Siamo entrati, abbiamo seguito un tappeto nero e ci hanno consegnato un talloncino con il colore del nostro tavolo: rosa.

E poi è giunto il momento.
Chiamato il tavolo, sei persone, io e il Metà, una coppia di uomini sui cinquantanni e un'altra coppia di capelloni un po' metal.
Corridoio in penombra e poi buio.
Tutti con la mano sulla spalla della persona davanti e guidati dal nostro cameriere non vedente, Anthony, siamo arrivati a destinazione. Un tavolo per sei. Io e il Metà siamo stati erroneamente separati, ma forse è stato meglio così. Sapevo che c'era, sentivo la sua voce e potevo immaginare le sue espressioni, ma se fosse stato accanto a me gli avrei probabilmente tenuto la mano o toccato il braccio per avere rassicurazioni, invece ho dovuto accettare il buio, gli sconosciuti e la sensazione strana che dava quell'atmosfera in totale solitudine. Ed è stato incredibile.

Normalmente, ci si mette un po' a fare conoscenza con persone sconosciute, invece al buio puoi essere chi vuoi. Non vedrai le loro facce, i loro abiti o i loro gesti. Saranno solo voci e personalità.
Puoi' immaginare tutto il resto o scoprirlo a fine cena.

Non racconterò quello che al buio si sono promessi i due ragazzi o di come cantavano i due signori. Vi racconterò di come il buio sembrasse una matassa di lanuggine, all'inizio, della vivace e divertente compagnia dei ragazzi che servivano ai tavoli, del tappo della mia bottiglia andato perso alla prima apertura, del pianoforte in sottofondo e di tutte le canzoni che abbiamo cantato a squarciagola. Del sorriso, fisso sulla mia bocca.

E' stato strano e meraviglioso.
Mi sembrava di conoscere i miei commensali da sempre.
Li avrei voluti nella mia vita anche fuori da quella sala buia.
Mi sono fatta guidare, mi sono abbandonata completamente senza pensarci nemmeno un istante.

Ho avuto modo di ascoltarmi, senza distrazioni.

Tornare alla luce è stato traumatico.
Occhi lacrimanti e mani sulla faccia.
La mia, quella del Metà e finalmente quella dei compagni di tavolo.

Magie.





E poi siamo usciti dal magico palazzo illuminato e ci siamo tuffati nella notte illuminata del centro. Negozi chiusi, pochi passanti, silenzio, il primo caldo dal profumo d'estate e il Duomo illuminato.











Meraviglia.
Da provare assolutamente.


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