In tanti ci hanno provato, ma nessuno ci è riuscito appieno.
Solo Jane Austen può fare il verso a Jane Austen.
Ed è appunto quel che sembra accadere in questo romanzo in miniatura che, è proprio il caso di dirlo, si beve tutto d'un fiato.
In effetti, dietro le nuvole di cipria sollevate da signorine ammodo in cerca di marito, nel villaggio di Pammydiddle (come a dire Imbrogliopoli) è tutto un indecoroso sbevazzare, un indugiare tra carte, dadi e balli in maschera.
E' come se Jane Austen facesse sfilare i suoi tipici personaggi in una galleria di specchi deformanti.
L'esito è impietoso per le sue creature ma esilarante per noi lettori, che in quegli specchi vediamo amplificarsi i loro difetti, i tic e le piccole manie, non a caso sottolineate con tanto di maiuscole assai sornione.
In testa a tutti c'è Alice, l'eroina, la donzella di buone speranze all'apparenza ingenua, se non fosse per quelle guance rubizze, che tradiscono un'alquanto sconveniente debolezza per il vinello in cui annega i suoi spasmi d'amore.
A ricambiare le sue confidenze e la sua inclinazione al battibecco è sempre pronta Lady Williams, vedova ancora giovane, che con contegno assai serioso sfoggia una rutilante propensione a sciorinare frasi squinternate e senza senso.
Quanto al nobile ed avvenente nobil signore, bersaglio di plurime mire amorose e patrimoniali, come non intravedere nel suo smisurato bagaglio di orgoglio e pregiudizi un Mister Darcy sopra le righe?
Pagine irresistibili, scritte da una giovanissima Austen nel 1790, ben prima dei capolavori che la renderanno famosa, e di cui invece sembra curiosamente fare la parodia.
[Introduzione all'Edizione Donzelli]
Uno scritto divertente, assurdo e ironico.
Una giovane ragazza, appena quindicenne, guarda il mondo, i vizi degli adulti e i romanzi in cui le donzelle svengono e gli uomini, belli e tenebrosi, le rifiutano e le sposano dopo pianti e stridori di denti, con occhio critico e divertito.
Jane Austen all'ennesima potenza, arricchita dalle meravigliose illustrazioni di Andrea Joseph.
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