Seduta alla scrivania di Colin, con un atlante davanti agli occhi, studiavo la cartina dell'Irlanda.
Ignorando tutto di quel paese, incapace di scegliere una destinazione qualsiasi, finii per chiudere gli occhi e puntare un dito.
Poi li riaprii con circospezione e avvicinai la testa alla pagina. Scostai il dito e decifrai il nome. Il caso aveva scelto un minuscolo paesino, dal nome a stento leggibile. MULRANNY.
Ho letto questo libro in una notte.
Me lo sono gustato tutto d'un fiato. Impossibile lasciarlo a metà.
Scorre rapido e incalzante, come possono essere certe storie che partono da macerie di tristezza e ricostruiscono, in un turbinio di emozioni ed eventi.
La protagonista parte alla volta dell'Irlanda per ritrovare se stessa o perdersi del tutto.
Arriva in un luogo ostile ed accogliente allo stesso tempo. La natura la culla e la minaccia. Il rapporto con i vicini è strano.
Finchè non perde completamente il controllo della sua altalenante quotidianità.
Bisogna toccare il fondo, grattarlo a volte, per teovare la spinta per lottare e cambiare il proprio presente, con volontà.
L'Irlanda di colpo cambierà volto. Le piogge sferzanti si faranno carezze sensuali. L'amore busserà di nuovo ad una porta chiusa a doppia mandata.
Una lettura conivolgente.
Si piange, si ride, si spera e non ci si stacca fino all'ultima riga.
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