Nella cucina siciliana si mescolano ilarità e amarezza.
E così è nella vita.
Come la "pasta del maltempo", che prende il nome dai periodi in cui i pescatori non potevano uscire in mare.
Era triste, ma faceva anche sorridere.
La pasta era onnipresente.
In Sicilia era fatta con la semola di grano duro a differenza di quella inglese.
Flavia era fiera di fare ancora da sè la pasta fresca.
La pasta secca non era la stessa cosa.
Prepara un mucchietto di farina con un buco al centro, come un vulcano.
Versa le uova e mescola con la punta delle dita.
Quando raggiunge la giusta consistenza, impasta energicamente con le mani.
Tess l'aveva osservata spesso, doveva sapere come si faceva.
Lavora a ritmo lento.
Il resto del corpo deve restare fermo mentre le mani si muovono.
Pigia, rigira e trasforma l'impasto in una palla soda ed elastica.
E' il momento di metterci più energia.
Getta l'impasto sul ripiano per allentare la tensione.
Flavia ridacchiò.
La tensione della pasta o quella della cuoca?
Ripeti il procedimento per almeno quindici minuti.
Lascia riposare l'impasto.
Il riposo è importante quanto la lavorazione.
Stendilo con il mattarello, rivoltalo e infarna per evitare che si appiccihi.
Tiralo finchè non diventa sottile come la luce in inverno.
Taglia e metti ad asciugare.
Getta la pasta in abbondante acqua bollente, per due o tre minuti.
La pasta deve nuotare nella pentola...
Scola quando è al dente.
Condiscila con il pomodoro.
Pasta del maltempo da CuocoPerCaso
320 gr di spaghetti
1 mazzetto di finocchietto selvatico
3 acciughe sotto sale
20 gr di pinoli
20 gr di uva passa
2 cucchiai colmi di pangrattato
1 spicchio di aglio
olio extravergine di oliva
pepe nero di mulinello
sale q.b.
1 mazzetto di finocchietto selvatico
3 acciughe sotto sale
20 gr di pinoli
20 gr di uva passa
2 cucchiai colmi di pangrattato
1 spicchio di aglio
olio extravergine di oliva
pepe nero di mulinello
sale q.b.
Ammollate l’uvetta in un bicchiere di acqua tiepida per una decina di minuti.
Versate un piccolo giro di olio in un padellino e tostate il pangrattato finché non è ben dorato.
Tenetelo da parte.
Mettete in una pentola l’acqua per la pasta.
Portate a bollore, salate e versatevi la parte verde e i gambi morbidi dei finocchietti.
Pescateli al dente col mestolo forato, scolateli bene e tritateli.
Dissalate le acciughe, sfilettatele e sminuzzatele.
Versate quattro cucchiai di olio in un’ampia padella che dovrà contenere tutta la pasta, mettete sul fuoco dolce e fate scaldare.
Mettetevi ad appassire a fuoco dolce lo spicchio di aglio intero scamiciato e i finocchietti.
Unite le acciughe e mescolate.
Aggiungete i pinoli e l’uvetta ben scolata.
Quando l’aglio accenna a dorarsi, rimuovetelo dalla padella, scartatelo e spegnete il fuoco.
Lessate la pasta nel brodo dei finocchietti e scolatela tenendo un po’ di liquido da parte.
Versatela nella padella della salsa di acciughe e finocchietti, saltate per 30 secondi aggiungendo un filo di olio e, se occorre, qualche goccio di acqua di cottura per mantenere morbida la pasta.
Cospargete con pepe macinato al momento, coprite con il pangrattato tostato e servite.
Nota:
Piatto siciliano povero e antico che veniva preparato soprattutto in inverno, quando per il maltempo non erano disponibili le sarde fresche per la classica pasta con le sarde. Oggi viene preparato con due varianti: con il finocchietto come descritto in ricetta, oppure senza. In questo secondo caso gli spaghetti vanno cotti in acqua [non nel brodo del finocchietto] e cosparsi di prezzemolo tritato, una volta nel piatto.
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