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"I Racconti" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa






La Prefazione dei "Racconti", scritta da Gioacchino Lanza Tomasi, è contemporaneamente una traccia e uno scrigno di tesori che fa luce e arricchisce la visione dei fatti, la vita dell'autore e le sue decisioni rispetto ai Racconti stessi.


I Racconti, quattro pezzi di diversa provenienza, curati e presentati da Giorgio Bassani nel 1961 sotto questo titolo, furono pubblicati da dattiloscritti redatti sotto dettatura dalla vedova dello scrittore, Alessandra Wolff Stomersee.
La ricerca dei materiali originali ha consentito, almeno fino ad ora, di rintracciare soltanto l'autografo integrale del "racconto" intitolato dai curatori I luoghi della mia prima infanzia.
Mancano gli autografi di Il mattino di un Mezzadro e di La gioia e la Legge. Quanto a Lighea è stato rinvenuto un foglio staccato autografo che contiene un frammento dell'incontro meraviglioso sulle rive dello Jonio.


La scrittura del Principe di Salina non delude chi, come la sottoscritta , ha subito il decadente e nobile fascino del Gattopardo.
Purtroppo, gli scritti sono brevi e l'inizio di quello che sarebbe dovuto diventare un secondo romanzo dai tratti storici, è rimasto incompiuto, nonostante un inizio caratteristico e promettente, la vita ci ha messo lo zampino e ne ha reso impossibile la stesura.

Tra i racconti quelli che ho più apprezzato sono Lighea o La Sirena e Ricordi d'infanzia, uno spaccato carico di rimandi alla sua gioventù, alle abitudini, agli ospiti e alle case che hanno ospitato la nobiltà siciliana.
Un mondo scomparso ma ancora in grado di affascinare.

Un po' diverso, sia per l'ambientazione che per i temi tratti, è La gioia e la Legge. Racconto di taglio moderno e industriale. Mostra un paese che lavora e va di corsa e una classe di impiegati fredda e cinica.
Una storia dolce-amara.
Forse più amara che dolce.

I gattini ciechi, come detto in precedenza, riporta l'inizio di quello che sarebbe dovuto essere un romanzo. Protagonisti una famiglia di latifondisti, lavoratori instancabili e accumulatori di ricchezze, in contrapposizione ad una classe agiata molle, adagiata sulle proprie rendite e costretta a vendere per mancanza di iniziativa e voglia di darsi da fare sul serio.
Sarebbe sicuramente stato un un altro grande romanzo.





Se amate la Sicilia, la scrittura di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e quel passato ancora visibile tra le strette stradine di alcune città siciliane cariche di storia, questa raccolta offre un piacevole scorcio su un mondo che non c'è più.



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