Perchè la Sicilia è così condizionante per coloro che vi nascono e vi abitano?
Perchè, come dice il principe Fabrizio Salina nel Gattopardo, i siciliani sono convinti di essere creature perfette? Perchè sono portati a credere a simile invenzione?
Cosa hanno, cosa abbiamo noi siciliani di diverso dai pugliesi o dai liguri?
Cosa ci autorizza a ritenerci diversi - perchè migliori - dai lombardi o dai piemontesi?
Forse la risposta più sensata è quella suggerita da Vitaliano Brancati nel suo Diario romano: "Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi: un male che consiste nell'essere contemporaneamente il febbricitante e la febbre, la cosa che soffre e quella che fa soffrire."
Questo libro raccoglie alcuni dei "miti" che hanno reso celebre la Sicilia.
Si parte da vere e proprie figure mitologiche, come quella di Ade, dio dell'oltretomba, fino ad arrivare a miti che vedono come protagonisti briganti, monaci, boss e uomini di giustizia. Non mancano le donne, donne che si sono ribellate ad una prassi accettata da tutti e donne, mogli e madri che con queste abitudini ci hanno cresciuto i figli, difendendoli e sostenendoli fino alla fine.
Molti degli episodi narrati sono accaduti molto prima che io nascessi e il leggerli mi ha fatto riflettere moltissimo sui divari e i cambiamenti del nostro paese. Sopratutto porta a delle riflessioni, guidate da un filo conduttore che attraversa tutto il libro, sulla sicilianità. Un modo di essere e di vivere lontano unico, intriso di caratteri mitologici, arcaichi e di liturgie.
Mi sto preparando così per il mio viaggio. Mi immergo in un luogo e in un mondo che mi affascinano ma che per sto assaporando solo attraverso gli occhi di altri.
Una visione della Sicilia attraverso i suoi miti.
Piacevolissima e illuminante.
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