"Il nome non importa. Il nome è un nome come tanti, che ti si appiccica addosso ma non è poi davvero tuo; un nome che vorresti cambiare perchè sa di stanchezza e di strade polverose e di fango, un nome macchiato, un nome che non puoi portare in tintoria. Un nome lungo che non rimane in mente, un nome che avrebbe bisogno di un caffè.
Così pensa la ragazza ancora senza nome, mentre ordina un caffè al bar dell'ospedale. Guardiamola. Avviciniamoci, mentre aspetta. Ha l'aria stanca, ma è anche vero che qui, in ospedale, tuti hanno l'aria stanca. Soprattutto alle sei del mattino di un giorno di gennaio. Soprattutto se stai per finire il tuo turno, o se lo devi cominciare; se sei uscito dalla stanza di una persona che non ti riconosce più, se ci devi appena entrare. La ragazza con il nome che avrebbe bisogno di un caffè ha i capelli biondi. Ha quell'età imprecisata in cui il biondo potrebbe essere vero, o finto o ritoccato; ma del resto, non è così importante. Ha delle piccole rughe attorno agli occhi, ma potrebbe anche essere la luce al neon, che in ospedale, alle sei del mattino di un giorno di gennaio, non è esattamente la luce più pietosa del mondo. Ha la pelle bianchissima. Ma soprattutto, ha le unghie blu. Esatto: blu. Blu esagerato, scintillante e luminoso, blu di quel mare che ricordiamo con nostalgia a gennaio, quando siamo così lontani, dal mare.
Una ragazza bionda e pallida con le unghie blu, che ha un disperato bisogno di caffè. Tanto per cominciare."
Inizia così il tanto atteso libro peonia.
Inizia nella caffetteria di un ospedale. Chiassosa, illuminata da una fredda luce al neon e profumata di caffè.
Inizia con una ragazza che potrebbe essere ognuna di noi.
Noi che abbiamo amato e conservato i "Buongiorno" di City come piccoli tesori.
"[Io e la mia felicità/ aspettiamo/ le vibrazioni dei tuoi passi..]
Legge. Sorride. Davvero, forse è per lei.
"Scusi posso prendere il giornle?"
"Come no, è gratis: vede la pila lì nell'angolo?"
[Una vibrazione sul telefonino o sul computer che porti le tue parole..]
Ma certo. Quelle parole sono proprio per lei, parlano di lei. Una ragazza con le unghie blu che aspetta solo una vibrazione sul telefonino. Un sms da un uomo che non ha mai incontrato. Che forse non incontrerà mai.
Apre la borsa per infilare il giornale. E l'i-Phone si illumina silenziosamente con il suo nome. Lui. E il suo messaggio: "Un bacio". Afferra il cellulare e le guarda, due parole che sembrano duecento, la vibrazione che aspettava."
La vibrazione che aspettiamo. Due parole che sembrano duecento.
Da qualche tempo aspetto anche io quelle vibrazioni. Le vibrazioni del cuore.
Ho riso un sacco quando la RagazzaDalleUnghieBlu sogna di ricevere un criptico messaggio da MagliaARighe. Giorni fa, aspettavo con ansia una risposta, e, sullo schermo, son comparsi solo una serie di quadratini e punti. Tre messaggi tutti pieni di forme geometriche sbeffeggianti. Mi son detta "Questo è un segno. Il segno che devo smetterla!" Poi, magicamente, si apre una chat, ed ecco il messaggio, in tutto il suo alfabetico splendore! "Forse il segno sta nel fatto che, invece di demordere, ha cercato altri mezzi per comunicare con un DisastroTecnologico come me?"
Segni. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci dica "Vai, buttati, lanciati, osa, innamorati, scrivigli!".
Le poesie di Lisa, meglio dell'oroscopo, per noi e per la RagazzaDalleUnghieBlu.
"Si, ci sono dei giorni in cui le cose la chiamano e le sorridono. Non sa se sorridano proprio a lei: ma così sembra.
E' un attimo: un attimo in cui il mondo si illumina tutto.
[..]
E' una luce che passa tra le foglie degli alberi e disegna ricami sul marciapiede. E' una castagna lucida raccolta d'autunno per i viali di un parco, da infilare nella tasca del cappotto, perchè così liscia, così bella da tenere in mano. E' svegliarsi e vedere tutto ricoperto di neve, la rivoluzione della neve. E' una farfalla gialla d'estate in città. Sono cose piccole, cose che forse vede solo lei: cose che le sorridono. Cose di luce."
Ho divorato questo libro.
Mi son rivista nella RagazzaDalleUnghieBlu.
Pallida. Bionda. Collezionista di attimi e piccole cose.
Ho respirato il profumo del caffè. Filo olfattivo del romanzo.
Mi ha fatto pensare al caffè di casa mia. Quello che ogni mattina profuma la cucina di mia nonna.
Una micro-signora che conserva ancora le bellissime pochette della sua Profumeria. Quelle che abbinava a guanti e cappotto per andare alla Scalla con il nonno. Quelle che ora io abbino a jeans e abitini e che le fanno illuminare gli occhi ogni volta che me le vede usare. Quelle che nella tasca interna conservano piccoli specchietti avvolti nella carta velina o graziosi portamonete abbinati.
Ho ripensato alle mie amiche maglione e ho regalato loro un pezzo di questo libro. Il resto, probabilmente, lo troveranno sotto l'albero.
Mi ricordo il buongiorno in cui si parlava di riannodare i fili dell'amicizia.
Un regalo splendido.
Ho sognato sul Molo Audace. Quell'attimo che tutte abbiamo vissuto almeno una volta nella vita. Quando tutto sembrava perfetto. Ma lui non era Lui.
Mi ha incantata il corsivo di Mughetto.
Un fiore piccolo ma dal profumo intenso, come la sua storia appena accennata.
Mi sono commossa.
Pensiamo di sapere tante cose delle nostre madri. Le vediamo ogni giorno correre, fare e disfare. Ci sembrano invincibili, diverse da noi, lontane.
Oggi ho ricevuto una telefonata dalla mia di mamma. Era al lavoro. La voce un po' incrinata. "Sono stanca. Scapperei a casa." Le ho mandato una foto, anzi due. Scattate a settembre, quando siamo andate a fare funghi tra i monti della Valtellina. Il cestino in mano, gli scarponi e un sorriso gigante alla vista delle montagne. "Ti mando un Altrove dove rifuguarti. Lo senti il profumo di pini?"
Penso che le lascerò il libro peonia sul comodino.
[www.lisacorva.com]
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