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"La figlia femmina" di Anna Giurickovic Dato






La prima cosa che mi ha colpita di questo libro sono le descrizioni. I colori, gli odori e ogni piccolo dettaglio si materializzano in tutta la loro potenza davanti all'occhio del lettore. I suk del Marocco, le bancarelle, un raggio di sole sul viso o la trama di un abito, tutto, tutto diventa tangibile e come un incanto strega il lettore.

La seconda cosa che mi ha colpita profondamente, è il fatto attorno al quale tutto ruota. La violenza con cui tanta realtà colpisce e trasforma la bellezza che prima circondava i protagonisti, cala rapida come un pugno nello stomaco, dopo poche pagine dall'inizio del libro. E' uno sfregio su una tela perfetta. Una nuova lente che influenza la lettura delle pagine successive.





Chi ci porta tra spezie, sete, oscuri segreti, passato e presente è Silvia, voce narrante e punto di vista privilegiato. Ex moglie di un diplomatico di istanza a Rabat e madre di Maria, adolescente chiusa in se stessa e rabbiosa, vittima di continui sbalzi di umore nei confronti della madre, goffa nella quotidianità e inaspettatamente provocante con uomini troppo grandi per lei. Il racconto di Silvia ci mostra le falle del suo matrimonio, ignorate all'epoca e trascinate fino alla scoperta, ben più grave, riguardante la figlia ancora bambina e il profondo buio nel quale era stata fatta sprofondare. Ci mostra anche la situazione attuale, quella di una madre tiranneggiata da un'adolescente bisognosa di aiuto, senza uno scopo o una meta, senza rispetto per i sentimenti e le persone. Vien facile odiare Maria, bambina viziata, tirannica e prepotente; giovane donna incauta, eccessiva e incostante. Vittima e carnefice, sa di avere un ascendente sulla madre che non smetterà mai di sentirsi in colpa per il passato.

Silvia è una donna fragile e stanca, non aveva polso con il marito e non ne ha con la figlia. Vittima degli altri e di se stessa. Irritante nella sua immobilità. Preferisce non indagare, non vedere, assumere verità che provengono da altri come intoccabili. Sognare la famiglia perfetta e convincersi di esserne fautrice e parte integrante.

Quello che manca a questa storia è lo scontro, il risveglio vulcanico della dormiente Silvia, sia nei confronti del marito tiranno e violento, che in quelli della figlia, Maria, la bambina tanto amata che si rivela una giovane spudorata e senza la benchè minima idea della realtà.

Gli uomini fanno la parte peggiore in queste pagine. Deboli di fronte alla carne, cedono a passioni proibite senza la minima vergogna, sono solo pulsioni, senza pensieri, senza ritegno o remore. Giorgio, il freddo marito perfetto, quello che "non sono io, sei tu" ad avere un problema nei miei confronti (probabilmente frutto della tua fervida immaginazione). Il diplomatico rispettato, amato dalla figlia, l'unica donna della sua vita. E Antonio, il nuovo compagno di Silvia che viene sedotto da una giovinetta acerba ma a quanto pare avvezza ad atteggiamenti tutt'altro che casuali ed ingenui.

E' un'umanità triste e ambigua quella che ci viene dipinta in queste pagine, il cui epilogo mi ha lasciata piena di rabbia e di grande tristezza. La realtà colpisce come un pugno nello stomaco, nessuno si salva in questo ingarbugliato intreccio familiare. Gli interrogativi sul rapporto tra Maria e Silvia non si risolvono. Nessuna delle due alza la voce, vivono in una gabbia di silenzi, bugie, veleni e dispetti crudeli. Vittime e carnefici. Prigioniere di un rapporto malato e senza via di uscita.





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