Tutt'a un tratto, solo per un istante, mi parve di intravedere un legame. Come se la storia di Eisen mi ricordasse qualcosa. Era da più di un anno che gli davo la caccia in archivi e libri e mi ero avvicinato tanto da avere a volte l'impressione che fosse il contrario, che fosse lui a dare la caccia a me. In ogni caso ero fermamente deciso a non perdere le sue tracce confuse.
Mi divertivo, forse era tutto qui.
Ecco un altro piccolo capolavoro. Scorrevole più dei precedenti, lo svedese che ha catturato l'interesse dell'autore questa volta non mi ha particolarmente coinvolta. Ho apprezzato la sua storia, il legame incredibile con i protagonisti dei due libri precedenti, l'anima eclettica e dai mille interessi racchiusa in un uomo che ha raggiunto i cento anni sempre in piena attività e fermento intellettuale. Un uomo che non si è mai arreso, nonostante il fato avverso e i problemi, nonostante le voci e lo scetticismo.
Perchè uno non si arrende?
Che cos'è quel desiderio che lo spinge?
In questa lettura mi han coinvolta maggiormente i racconti riguardanti l'autore. L'infanzia a caccia di farfalle e insetti, il club dei birdwatcher, l'isola, le mosche, la partecipazione alla Biennale di Venezia. Il viaggio in America, un altro, sulle tracce di Eisen ma incrociando di nuovo Widforss e il loro comune amore per la natura, i grandi parchi americani e gli alberi secolari. Sono profondamente ammirata e incuriosita dalle sue doti di cercatore. Archivi, mercatini, aste, soffitte sembrano non avere segreti per quest'uomo sempre a caccia di una storia legata alla terra d'origine e alle amate mosche. Probabilmente scrivendo un'autobiografia si brucerebbe tutti gli aneddoti che sparpaglia nei libri, non nego però che la leggerei volentieri e tutta d'un fiato. La molteplicità di conoscenze e interessi che emergono nei suoi libri, fanno di Sjoberg un coprotagonista davvero affascinante.
Eisen è uno degli esseri umani più singolari in cui mi sia mai capitato di imbattermi. Forse anche uno dei più soli.
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