Tutto cominciò quand'ero una studentessa del primo anno di superiori.
Eravamo tutti e tre seduti a tavola per cena,
quando mio padre alzava la testa dal piatto e diceva:
"Sapete, in questa casa si mangia meglio che nella maggior parte dei ristoranti".
Lo strano piacere ce riusciva a ricavare dalle cene in famiglia mi imbarazzava molto.
Ora che sono un'adulta, però, posso ben dire che aveva ragione.
Non è che cucinassimo in maniera fuori dal comune, o che mangiassimo sempre cibi squisiti.
Penso fosse qualcos'altro a risultare così soddisfacente: era la regolarità con cui ci ritrovavamo in cucina ogni sera, seduti a tavola, e condividevamo il pasto.
I piatti non uscivano da una porta a vento,
in equilibrio sull'avambraccio di un anonimo cameriere:
li preparavamo tutti insieme.
E' così che abbiamo costruito la famiglia, in cucina, sette sere alla settimana.
Intorno a quella tavola abbiamo creato una vita tutta nostra.
E sebbene allora non potessi ammetterlo, mio padre, con il suo piacere e il suo orgoglio,
mi stava mostrando come viverla:
fino in fondo, con appetito, rumorosamente.
Iniziano così i racconti di vita e di cucina dell'autrice.
Una famiglia composta da tre persone,
attraversata da avvenimenti tristi e felici,
in trasferta o al tavolo di casa.
La narrazione è intervallata da ricette del cuore e ricordi.
Una meravigliosa miscela di ingredienti.
Un'ode alla famiglia,
agli affetti
e al buon cibo, da gustare con chi si ama.
Caldo, accogliente ed intimo.
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