Quando ero piccola, alla fine di ogni anno di asilo ed elementari, c'era in programma la "Festa del Grazie". Degna conclusione di un anno intenso e preludio di mesi spensierati di vacanze.
Lì per lì, l'ho vissuta come una festa piena di canti, spettacoli, balli, amici, cibo e ghiacciolo finale. Io che il ghiacciolo ho iniziato a mangiarlo in età avanzata, perchè prima mi nauseava e dopo due morsi dovevo appiopparlo al primo adulto a portata di mano.
Ho sempre amato questa festa e con maggiore consapevolezza, ho imparato ad apprezzarne il significato ora.
Grazie.
Questa parola corta corta,
dal significato grande,
parola bella da sentire
e ancora più da dire.
Perchè significa
non essere soli
avere qualcuno
da ringraziare
qualcuno che ha pensato a noi,
ci ha aiutati,
ha allungato una mano,
un sorriso,
un abbraccio
o anche solo una faccina telematica
che in quel momento,
il momento perfetto,
quello del bisogno,
della tristezza
o della sfrenata gioia da condividere
è stato al nostro fianco.
Nonostante impegni,
chilometri
e vite
a separarci.
In Italia non abbiamo adottato questa festa americana,
abbiamo preferito le zucche e gli scheletri,
al dire grazie,
almeno per un giorno all'anno.
Per la vita
e tutto ciò che la rende unica e meravigliosa.
E in questi tempi cupi,
in cui abbiamo bisogno di sentirci uniti,
anche se non ci conosciamo
e abitiamo lontanissimi.
In questo momento in cui il mondo si stringe
in un abbraccio globale.
Ecco.
E' il momento di fermarsi
e ringraziare.
Per tutto.
Grazie a voi <3
Camilla
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