Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Collura M.

Catania e Bellini.

Eccomi a Catania, dove questa volta torno per cercarvi le tracce di quanto lasciatovi da uno dei suoi figli più illustri. E solo adesso mi accorgo che questa città vive, si puo' dire, nel nome di Bellini. Tutto, qui, riconduce a lui, al suo struggente genio musicale, alla sua vita spezzata nel fiore degli anni. A cominciare dall'aeroporto, in località Fontanarossa, a lui intitolato, così come del suo nome si fregiano la villa comunale e il Teatro d'Opera, che nella cupola dispensa i decori di Ernesto Bellandi che cantano all'apoteosi di Bellini e, in una squillante sequenza di allegorie, le immortali sue opere, Norma , La  s onnambula , I puritani . E il monumento nella centralissima piazza Stesicoro, davvero degno di chiamarsi tale; voglio dire: così come dev'essere un vero monumento, alto sulla piazza l'illustre personaggio cui è stato dedicato, così alto da sembrare irraggiungibile, intoccabile, di un altro mondo (e ne approfitto per segnalare come q...

"L'isola senza ponte" di Matteo Collura

Ma l'isola, quella vera, quella che rende le genti diverse, è più nella testa degli esseri umani che nella realtà geografica. E questo vale certamente a proposito dei siciliani, i quali non perdono occasione di dichiararsi isolani più degli stessi sardi.  Un paradosso, una condizione mentale, appunto: perchè, se si guarda una carta geografica, appare evidente che quella dei sardi è condizione isolana effettivamente reale [...] mentre quella dei siciliani può essere definita una suggestione, per non dire un vezzo (evidente in certi atteggiamenti intellettuali). Giuseppe Antonio Borghese scrisse che uno dei problemi caratteriali dei siciliani è dovuto al fatto che la loro è "un'isola non abbastanza isola". E argomentò: "in questa contraddizione è contenuto il suo tema storico, la sua sostanza vitale. Lo Stretto di Messina, che la separa dal continente, nel suo punto più angusto non raggiunge i quattro chilometri." Ho apprezzato molto questo li...

Stendhal e la Sicilia.

Anche Stendhal, secondo quanto da lui stesso scritto, ebbe in più occasioni la Sicilia a portata di mano, ma non poté mettervi piede. Su questo suo desiderio rimasto inappagato, Leonardo Sciascia ha scritto un piccolo e succoso libro, in cui - documenti alla mano - vengono elencate le molte volte in cui l'autore di Il rosso e il nero annunciò o si prefisse l'agognato viaggio, alla fine deliberando di far finta di averlo fatto, facendone dettagliato resoconto ad amici e conoscenti, nel tentativo forse d'ingannare se stesso.  Sciascia: "Sappiamo per certo che un viaggio in Sicilia non lo fece mai. Desiderò farlo, più volte lo programmò, ne disegnò perfino l'itinerario: ma non lo fece mai. Ciò, naturalmente (per come era nella sua natura), non gli impedì di scrivere, e più di una volta, di averlo fatto."  ["Sicilia. La fabbrica del mito." Matteo Collura] Il viaggio è dentro di te, direbbe qualcuno.

Sicila. L'isola dove Ade ha preso moglie. Il mito di Proserpina.

"Noi vediamo come dalle Tuileries voi vedete Saint-Germain; il canale non è più largo; e tuttavia abbiamo difficoltà ad attraversarlo. Lo credereste? Se soltanto mancasse il vento, noi faremmo come Agamennone: sacrificheremmo una fanciulla. Grazie a Dio, ne abbiamo in abbondanza. Ma non abbiamo una sola barca, ecco il guaio. Ci dicono che arriveranno; e fino a quando avrò questa speranza, credetemi, signora, che non volgerò lo sguardo indietro, verso i luoghi dove voi abitate, anche se tanto mi piacciono. Voglio vedere la patria di Proserpina, e sapere perchè il diavolo ha preso moglie proprio in quel paese." [lettera di P.L.Courier 1806 tratta da "Sicilia. La fabbrica del mito" M.C. ] [Rubens "Il ratto di Persefone" - Museo del Prado] "La leggenda narra di Proserpina, figlia di Cerere, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago di Pergusa, vicino ad Enna, fu rapita dal dio degli Inferi, Plutone, e fatta sua ...

"Sicilia. La fabbrica del mito." di Matteo Collura

Perchè la Sicilia è così condizionante per coloro che vi nascono e vi abitano? Perchè, come dice il principe Fabrizio Salina nel Gattopardo , i siciliani sono convinti di essere creature perfette? Perchè sono portati a credere a simile invenzione? Cosa hanno, cosa abbiamo noi siciliani di diverso dai pugliesi o dai liguri? Cosa ci autorizza a ritenerci diversi - perchè migliori - dai lombardi o dai piemontesi? Forse la risposta più sensata è quella suggerita da Vitaliano Brancati nel suo Diario romano : "Noi siciliani siamo soggetti ad ammalarci di noi stessi: un male che consiste nell'essere contemporaneamente il febbricitante e la febbre, la cosa che soffre e quella che fa soffrire." Questo libro raccoglie alcuni dei "miti" che hanno reso celebre la Sicilia. Si parte da vere e proprie figure mitologiche, come quella di Ade, dio dell'oltretomba, fino ad arrivare a miti che vedono come protagonisti briganti, monaci, boss...