Questo libro mi ha profondamente commossa.
Non soltanto per le vicende storiche che lo impregnano e lo rendono ancora più tragico, ma per l'umanità e la genuinità dei protagonisti. Figure mitologiche, come quella della scrittrice Irene, vengono calate in un ambito familiare, umano, pieno di dubbi e incertezze, come puo' essere quello di ognuno di noi.
L'io narrante è quello di Irene, riemerso dalle ceneri della storia, grazie alla penna e ai ricordi delle figlie, Elisabeth e Denise.
Un ritratto bellissimo, dall'infanzia a quel giorno del 1942, in cui tutto finì.
"Anche se, per puntellare i miei ricordi improbabili, ho soltanto l'ausilio di foto ingiallite, di testimonianze rare e di documenti irrisori, non ho altra scelta se non richiamare alla memoria quello che troppo a lungo ho definito l'irrevocabile: ciò che forse fu, ciò che s'interruppe, ciò che si chiuse: ciò che forse fu per non essere più oggi, ma anche ciò che fu affinchè io sia ancora".
G. Perec
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