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Risvegli.





Oggi la giornata è iniziata lenta lentissima.
Niente sveglia puntata. Nessun balzo giù dal letto, sul pavimento che inizia ad essere freddino, per correre a spegnerla, visto che la posiziono lontano per non rischiare di riaddormentarmi ^^
Ho aperto un occhio alle dieci e sperando in una giornata di sole, mi son alzata.
Grigio.
Grigissimo cielo piovigginante!
Vado al parco come avevo pensato?
Ovviemnte no.

Ho preso armi e bagagli.
Ovvero: libri, appunti, matite, pc.
E mi son diretta in cucina.

Caffè americano.
Lo so, lo so. Siamo in Italia. Il nostro caffè è il migliore del mondo.
Lavoro addirittura nel mondo del caffè.
Come posso bere questa porcheria?

A me piace.
Soprattutto, la mattina appena alzata e la sera, prima di andare a dormire.
Trovo sia un caffè da meditazione.
Lo sorbisco e penso.
Il massimo per me.

Fettina di pane tostato.
Purtroppo il nuovo tostapane emette solo un sordo TAC! nel momento in cui la fetta raggiunge la giusta abbrustolitura. Quello di prima saltava fuori con un sono allegro e mi permetteva di non dimenticare la fetta per minuti che definire cruciali è poco! Ora, una mattina su due, mi tocca recuperare la fetta annerita e grattarla per farla tornare bianca. Sigh sob.

TAC!
Che suono triste! ^^

Mentre smangiucchio e medito con il caffè americano, passo in rassegna i blog preferiti e, se sono fortunata, tramite link o commenti, ne scovo altri altrettanto interessanti! Un tempo la mattina leggevo i quotidiani on line, in mancanza della versione cartacea rubata da qualche familiare e scarrozzata chissà dove fino a sera. Ora non mi piacciono più. Se ho il giornale lo leggo. Se devo aprire quei malefici siti pieni di pubblicità, notizie del giorno prima o poco interessanti, errori grammaticali (questi mi stupiscono sempre!) e continui aggiornamenti di pagina che mi riportano all'inizio. No. Non posso iniziare così la giornata! ^^
Allora mi perdo tra le vite, le fotografie e gli hobby altrui. Sorrido, piango, gioisco di quei piccoli stralci di umanità che sento così vicini anche se lontanissimi e sconosciuti.

Rimango sempre impressionata dai legami che si creano in questo modo. Basta un particolare, un'atmosfera o una parola per farti sentire come a casa tua, in un guscio simile al tuo.

Un guscio che ora conosco e amo.

C'è stato un periodo in cui il mio fuori non si allineava con il mio dentro stroppicciato e arruffato. Ero arrabbiata, confusa e un po' persa e pensavo che tutti mi vedessero così.
Ho però avuto l'illuminazione.
Un giorno d'autunno.
A Milano.
Da Zara.
Fuori piovigginava. Faceva freschino e io avevo addosso un trench beige e degli stivali marroni.
La borsa piena di libri mi sembrava così ingombrante da farmi sentire goffa.
Guardavo le altre persone camminarmi accanto ordinate, calme ma con passo fermo e veloce.
Avevo bisogno di un attimo di pace e, tagliando la folla, sono entrata nel negozio, per altro allestito nella cornice meravigliosa di un vecchio cinema milanese.
Entro. Ondata di caldo.
Alzo lo sguardo.
Due occhi incontrano i miei.
Una ragazza bionda.
Capelli liscissimi sulla testa.
Un trench e degli stivali.
Una borsa piena ma portata con disinvoltura.
Penso "Eccone un'altra".
TAC!
(come direbbe il mio tostapane)
Aspetta!
Ero io.
E non mi sono riconosciuta.
Da quel giorno però sono cambiate moltissime cose.
Prima tra tutte: ora mi riconosco.
E non è poco!

E' stato un risveglio.
Senza caffè e tostapane.
Qualcosa di incredibile che ancora oggi mi mette i brividi. E mi fa sorridere ai miei capelli arruffati, quando mi guardo allo specchio appena sveglia. E mi riconosco.








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