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"La lunga vita di Marianna Ucrìa" di Dacia Maraini







Sicilia.
Prima metà del Settecento.
L'aristocrazia vive un periodo di grande benessere che precede quella che sarà una lenta ed inesorabile decadenza di privilegi e possessi. Il pensiero illuminista si sta propagando in Europa e in Sicilia, gli echi ancora  lontani, si faranno sempre più vicini.


In una famiglia nobile di Palermo nasce Marianna.
Figlia del Duca Ucrìa di Fontanasalsa.
Destinata come le sorelle ad un buon matrimonio o alla vita di convento.
Giovane di bell'aspetto e intelligente ma sordomuta.
Nonostante le opposizioni, viene data in sposa allo zio Pietro.
Fratello scapolo della madre.

Marianna si ritrova, come ogni moglie bambina, legata ad un uomo già in avanti con gli anni. Lontana dall'amato padre e dalle sorelle. Intrappolata in una relazione che ha il solo scopo di creare una discendenza, mantenere terre e patrimoni all'interno della famiglia, generando un erede maschio, che però tarderà ad arrivare.
Guardata con sospetto per il suo modo di comunicare in forma scritta, la sua passione per i libri e i suoi studi delle lingue straniere e delle correnti di pensiero più moderne. Marianna è diversa dalle altre aristocratiche. Non ama partecipare a balli e banchetti, non ama andare a Palermo a ricevere nella sua casa di via Alloro. Si rifugia in campagna, a Bagheria, nella casa della sua infanzia, trasformata in villa per accogliere la sua nuova famiglia.

Nella vita silenziosa di Marianna si agitano una mente e un cuore vivaci e pieni di vita.
La ragazza svilupperà una profonda conoscenza dell'altro che le permetterà di comprendere pensieri ed azioni senza udire un suono o leggere una riga.

Alla morte del marito zio prenderà in mano la gestione di terre e possedimenti.
In mancanza di un erede capace, si muoverà per le campagne a parlare con i possidenti per comprendere meglio gli ingranaggi sociali che arricchiscono un patrimonio come il suo.
Non sempre le scoperte saranno piacevoli.
Non sempre verrà trattata come si conviene, in una società, quella siciliana, dove il ruolo della donna era puramente casalingo e decorativo. Dove la maggior parte delle sue coetanee era pressoché analfabeta, Marianna stupisce per la sua cultura e la sua intraprendenza.



Sono sempre le stesse donne dall'intelligenza lasciata impigrire nei cortili delle delicate teste acconciate con arte parigina. Di madre in figlia, di figlia in nipote, sempre intente a girare intorno ai guai che portano i figli, i mariti, gli amanti, i servi, gli amici, e a inventare nuove astuzie per non farsene schiacciare. 
I loro uomini sono occupati da altri guai, altre gioie, diverse e parallele: l'amministrazione delle proprietà lontane, sconosciute, il futuro delle casate, la caccia, il gioco, le carrozze, il corteggiamento, le questioni di prestigio e di precedenza.

[...]

Ma ne conosce anche i sogni; il ritmo incantato delle battaglie fra Orlando, Artù, Ricciardetto, Malagigi, Ruggero, Angelica, Gano di Maganza e Rodomonte che scandisce le loro"reveries".
La capacità di nutrirsi di pane e rape pur di mantenere una carrozza dai riccioli di legno dorato. Ne conosce il mostruoso orgoglio, l'intelligenza capricciosa che si picca di rimanere oziosa per dovere di nobiltà. L'umorismo segreto, amaro, che si congiunge spesso con una sensuale volontà di corruzione e annullamento.





Marianna ci mostra la Sicilia della nobiltà in decadenza.
Ci porta a spiare dal buco della serratura esistenze molto diverse tra loro, accompagnate da segreti, pensieri e azioni.

Non pensate però che lei riesca ad esimersi dal cadere in tentazione. 
Questo mondo di privilegi travolgerà anche lei.
Passioni prima appena celate, poi sempre più coinvolgenti la trascineranno in una nuova scoperta di sè e dell'altro. Marianna scoprirà l'amore e il piacere, quello vero, così diverso dagli assalti sgradevoli del marito zio. E poi stupirà tutti. E se ne andrà. Silenziosa. 










Un romanzo intenso, piacevolissimo e pieno di storia.
Una protagonista unica.
Una Sicilia meravigliosa.










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