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"Scrivere è un metsiere pericoloso" di Alice Basso





Vani Sarca crea dipendenza. Ebbene sì. 
Questo è uno di quei libri che una volta chiusa l'ultima pagina, ti lasciano strascichi di malinconia e voglia di saperne di più, saggiarne ancora le atmosfere e le voci ormai familiari dei personaggi.

Un secondo capitolo migliore del primo.
Un'indagine affascinante, piena di inattesi risvolti.
Una Vani che all'inizio mi è risultata un po' artefatta ed irritante, proprio nelle primissime pagine, come se la voce non fosse più la sua, una snob al contrario, incapace di approcciarsi ad ambienti più elevati del suo senza quella repulsione mista ad una malcelata invidia che mi han fatta allarmare, che fine aveva fatto la vena ironica, di rifiuto magari verso certi stili di vita, ma di sicuro non quella che emergeva dalle parole della protagonista!?

"Sarei anche stufa di frequentare ricconi, in verità. Già per il mio ultimo incarico me n'è toccata una [....]
E' vero che i Giay Marin non dovrebbero rispondere al clichè degli stilisti eccentrici che nuotano nello sfarzo, considerato tutto il parlare che se ne fa in termini, più che altro, di "bravi artigiani legati alla tradizione" ecc ecc; però, in qualsiasi modo ci siano arrivati, la sostanza non cambia: è gente che starnutisce soldi.
E gli ambienti di questa gente mi fanno fondamentalmente prudere le nocche.
Quando vedo del marmo sento subito la mancanza di piastrelle sbeccate e intonaco annerito dal termosifone, e nei rarissimi momenti in cui mi viene voglia di eleganza mi basta leggere qualche pagina di di Kazuo Ishiguro per essere a posto per settimane, grazie."

Il passaggio delle piastrelle sbeccate e del nero lasciato dal calorifero mi ha lasciata a bocca aperta.
Vani? Sei seria??
Una persona intelligente come te dovrebbe saper apprezzare il bello, vederlo e comprenderlo oltre pregiudizi assurdi legati alle classi sociali. Ma per favore!?
Non ha senso e stride, stride maledettamente, perchè è un insulto all'intelligenza di chi legge, oltre a quella della protagonista. La prendiamo come una provocazione esagerata dovuta ad un attimo di invidia e rosicamento, succede anche ai migliori, ma che bruttura!

Per fortuna questo attimo di orrore ha vita breve ed eccola di nuovo. 
In tutta la sua onesta e piacevolmente ironica arguzia.
Berganza l'accompagna in una bellissima indagine tra i segreti di una delle famiglie più ricche e famose di Torino, la guida tra i piatti della tradizione, in un'atmosfera intima e calda, in contrasto all'inverno torinese, umido di nebbia e pioggia. Vani scopre una nuova parte di sé. Le viene donata la possibilità di essere, per una sera almeno, femminile e corteggiata, la regina della festa. 
Una regina di cuori, si rivelerà alla fine, lasciandoci il desiderio fortissimo di sapere come andrà a finire questa battaglia.
Io ho già il mio preferito, ma sarebbe davvero troppo svelare di più su un finale così scoppiettante.  






Se avete già letto "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome" affrettatevi a leggere questo secondo libro, se è la prima volta che sentite nominare Vani, rimediate subito!


Godibilissimo.




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